Negli ultimi anni una maggiore educazione alimentare ed un continuo incremento delle persone interessate al “viver sano” ha dato luogo ad una vera e propria lotta alle carni rosse, ai grassi saturi ed alle sostanze potenzialmente nocive che contengono a favore del pesce che ancor più è diventato uno dei piatti principali per una dieta corretta. La domanda che sorge spontanea però è se ci sono dei pesci dai quali è meglio stare alla larga. Tutti i tipi di pesce forniscono all’organismo nutrienti preziosi, come ad esempio i macronutrienti Fosforo, Magnesio, Ferro, sali minerali etc..

Naturalmente è sempre consigliabile variare le specie consumate al fine di bilanciare i rapporti fra i nutrienti. Infatti per esempio, il pesce azzurro presenta ottime concentrazioni di omega-tre, fosforo, iodio e ferro; appartengono a questa categoria pesci come le alici o sardine, le sarde e gli sgombri. Per questo motivo, il pesce azzurro può costituire il piatto principale di una dieta sana, corretta ed equilibrata e può essere presente nelle nostre tavole anche quattro volte alla settimana. Anche nel salmone abbondano gli acidi grassi e gli omega-tre ed i tocoferoli; la maggiore percentuale di questi grassi lo rende tuttavia più difficile da digerire, meno conservabile e più calorico rispetto agli altri pesci, inoltre il rischio di accumulo di metalli pesanti, ne rende sconsigliabile un consumo eccessivo e pertanto due porzioni settimanali sono più che sufficienti.

Anche l’anguilla e l’aringa rientrano nella categoria dei pesci grassi. I molluschi (ostriche, cozze, vongole…) i crostacei (astice, gamberi, scampi), e le uova di pesce (caviale e bottarga) sono invece particolarmente ricchi di colesterolo. Se mangiati crudi, i molluschi, dal momento che si nutrono filtrando l’acqua, possono nascondere il pericolo di infezioni quali epatite virale, tifo e paratifo e solo la cottura attenua il rischio di infezione. I molluschi hanno un’alta percentuale di sodio e vanno consumati con moderazione da parte degli ipertesi. L’ottima presenza di ferro, superiore a quello della carne di manzo, li rende adatti in presenza di anemia.

Uno dei pesci più magri, facili da cucinare e ricchi di proteine è il pesce spada. Tuttavia, trovandosi in cima alla catena alimentare dell’ambiente acquatico, tende ad accumulare nelle sue carni quantità importanti di sostanze tossiche (metalli pesanti, come il mercurio, ma anche la temuta diossina). Tale rischio è comune a tutti i pesci di grossa taglia come il tonno (è minore per quello in scatola) e lo squalo o verdesca. Il loro consumo andrebbe limitato soprattutto durante la crescita, la gravidanza (anche quando è solo programmata) e l’allattamento.

Il pesce selvatico è potenzialmente più esposto a scorie chimiche rispetto a quello di allevamento, che tende tuttavia a presentare una minore concentrazione di sali minerali nelle sue carni; da non sottovalutare, inoltre, il rischio derivante da possibili sofisticazioni dei mangimi con i quali viene alimentato. Altri pesci magri, ma più sicuri e per questo consumabili con maggior tranquillità, sono il merluzzo, la sogliola, il nasello, la trota e l’orata. Leader indiscusso della categoria è, almeno nel nostro paese, il pesce azzurro. E’ saporito, costa poco e presenta concentrazioni invidiabili di omega-tre, fosforo, iodio e ferro.

Per questo motivo, il pesce azzurro può costituire il piatto forte delle nostre tavole.

Fonte: my-personaltrainer.com